Serbia, è crisi per il Governo Vucic

La Serbia sta attraversando un periodo politicamente molto difficile. Sono migliaia le persone che da settimane affollano le strade di Belgrado per chiedere al Governo Vucic di farsi da parte. Aleksandar Vucic, alla guida della Serbia dal 2014, prima come Primo Ministro e poi come Presidente della Repubblica, sta raccogliendo oppositori da tutte le parti. Ecco una breve analisi degli ultimi avvenimenti politici in Serbia.

Un governo che scontenta tutti

Quello che colpisce sopra ogni altra cosa è il fatto che gli oppositori al Governo Vucic sono incredibilmente eterogenei. Ci sono esponenti di destra, di sinistra, cittadini senza una chiara appartenenza politica, studenti, accademici e artisti. Insomma, se c’è una cosa che è chiara nella confusione serba è che Vucic ha stancato un po’ tutti.

Quello che si contesta al Presidente del Partito Progressista Serbo è il fatto di stare lentamente trasformando il paese in un regime che somiglia molto a quelli autoritari. Tra violenza politica e paura generalizzata, i cittadini serbi iniziano ad essere stanchi dell’aria che si respira a Belgrado e nelle altre città del paese. Si parla addirittura di violenza politica che viene usata come sistema di governo. Sono accuse molto gravi, che mettono chiaramente in evidenza come lo stesso Stato di diritto del paese balcanico sia minacciato. Entrando nello specifico, il governo Vucic è accusato di nepotismo, corruzione, controllo sui mezzi di informazione e utilizzo della televisione di Stato per scopi politici.

Tra l’altro, è stato evidenziato come la situazione politica si stia anche trasformando in un problema di genere, con alcune deputate che hanno sottolineato come il clima di odio stia danneggiando anche la questione dei diritti delle donne, sempre più prese di mira e di fatto non tutelate da Vucic.

L’Accordo con il popolo, le opposizioni si organizzano

Anche se può sembrare una protesta spontanea e non organizzata, quella che fa parte della vita quotidiana dei serbi da diverse settimane (le prime manifestazioni risalgono a dicembre 2018) ha in realtà delle solide fondamenta. La principale di queste è il cosiddetto Accordo con il popolo, un documento promosso dalle maggiori forze di opposizione politica del paese. In un documento che rappresenta di fatto un chiaro programma politico, le opposizioni hanno messo nero su bianco le idee e le proposte per contrastare l’autoritarismo di Vucic.

Tra le manifestazioni più numerose si segnalano quelle di Nis, Novi Sad, Sabac, Smederevo, Kragujevac, Subotica e Uzice, oltre a quella di Belgrado, ovviamente.

Colpiscono particolarmente alcuni dei cartelli che comuni cittadini hanno portato in processione alle manifestazioni di piazza: da “svegliati Serbia” a “Democrazia sì, dittatura no” è evidente che la situazione nel paese è decisamente critica. Emblematico anche il caso dello slogan “uno di 5 milioni”, che si riferisce al commento di Vucic in cui ha affermato che non cederà alle pressioni anche se dovessero scendere in piazza 5 milioni di persone (la popolazione totale serba supera appena i 7 milioni.)

E bene sottolineare che, a differenza ad esempio delle proteste dei gilet gialli in Francia, quelle serbe sono state (fino ad ora) del tutto pacifiche e che non ci sono stati incidenti di natura dolosa.